Si è discusso molto in questi mesi sull'opportunità di investire ancora su reti di teleriscaldamento cittadine per una serie di problemi che ciò comporta al livello tecnico ed economico; infatti è ormai chiaro che i tanto auspicati vantaggi economici non esistono e basta controllare le tariffe dei gestori italiani per rendersene conto, ma anche dal punto di vista ecologico i vantaggi sembrano ormai essere superati dalle tecnologie delle fonti rinnovabili: insomma parliamo di un sistema che si è retto non grazie alla sua superiorità ma grazie agli incentivi che vengono elargiti dallo Stato ai produttori di energia grazie a meccanismi di defiscalizzazione.
Ora che i soldi scarseggiano e che i cittadini non sentono il bisogno di pagare 2 extra sul costo dell'energia (un extra per gli incentivi ed un altro per le tariffe maggiorate), ci si chiede se e come poter migliorare l'efficienza di tali sistemi: in realtà i punti deboli del teleriscaldamento sono il rendimento di produzione e le perdite di calore sulla distribuzione della rete ed entrambi questi punti critici sono collegati alla temperatura di lavoro del sistema. Se prendiamo ad esempio una centrale termica composta da caldaie a gas e da cogeneratori vedremo come questi debbano lavorare a temperature altissime (e di conseguenza a rendimenti bassi) per poter immettere calore nella rete e che arrivi alle utenze ad una temperatura accettabile; siccome le tipologie di utenze sono varie e varia anche la necessità di temperatura, si partirà dalla centrale termica con il liquido a 90 gradi per poter arrivare alle utenze più lontane con un minimo di 80 gradi: sappiamo anche però che le dispersioni della rete aumentano con l'aumentare della temperatura del liquido ed ecco che ci troviamo con un altra falla nel nostro sistema. A questo punto è chiaro che basterebbe abbassare le temperature di produzione per ottenere un sistema più efficiente, ad esempio produrre acqua a circa 50 gradi aumenterebbe il rendimento anche del 10%, ma come fare con quelle utenze che necessitano di temperature più elevate? Semplicemente integrando presso l'utenza il calore necessario con sistemi efficientissimi come solare termico e pompe di calore: in questo modo il sistema risulterebbe anche più equo in quanto le utenze meno efficienti si pagherebbero il costo supplettivo per il surplus di energia mentre quelle più efficienti ed in grado di lavorare a temperature più basse avrebbero tariffe agevolate.
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AutoreRoello Piero Archivio
Giugno 2016
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